Apertura Nuova Rubrica.
Questa è la prima di una raffica di interviste che la redazione de Lo Schiaffo 451 pubblicherà per approfondire tematiche politiche, sociali, etiche, artistiche, ambientali e altro ancora.
In tal modo abbiamo l'opportunità di dialogare e ragionare direttamente con liberi cittadini, reduci, associazioni, fazioni, militanti, con un'apertura a trecentosessanta gradi.
Siamo convinti dell'importanza di un lavoro del genere e della necessità di usare questa cinghia di trasmissione culturale. Rossi, Neri,Verdi, Destra, Sinistra, Centro, Alto, Defilato, Decentrato.
Tutti/e siete invitati/e a dire la Vostra, rispondendo alle Nostre 8 domande.
Apriamo le danze con Maria Paola De Stefano, Donna impegnata con tenacia in prima fila ad Avellino ed in tutta l'Irpinia. Una militanza lunga tantissimi anni, ma che riesce ancora ad emozionare, nonostante le frammentazione di tutta un'area non conforme, sia in ambito nazionale sia sul territorio provinciale.
Buona e attenta lettura, care Lettrici e cari Lettori:
Intervista a Maria Paola De Stefano.
-D_Maria Paola, hai vissuto una
vita tra manifestazioni, idee, azioni e progetti. Come vedi il fallimento della
"destra" ad Avellino, dopo queste ultime elezioni comunali?
-R_Per la prima volta da quando ho
iniziato a far politica non mi sono sentita rappresentata in una competizione
elettorale. La sconfitta per chi professava la cultura di governo è stata
cocente, spero abbiano compreso.Ora è tutto da ricostruire, siamo ancora una
volta "uomini in piedi fra le rovine".
-D_Il Fronte della Gioventù in
Irpinia è stato un punto di riferimento per molte generazioni che sognavano un
mondo differente. Come è stata la realtà dei fatti, tirando le somme a distanza
di anni?
-R_Ho cominciato a militare a 13
anni. A quell'età la politica rappresenta tutto o niente. Per me è stata una
scelta di vita. Il FdG è stato una scuola importante, un'esperienza ardua ed
esaltante, in una città poi dove imperava lo strapotere democristiano. Non
credo che tutto sia finito, siamo brace che cova sotto la cenere. Basta un alito
di vento per riaccendere la Fiamma. In fondo, chi ha partecipato ad una
determinata esperienza la porta dentro tutta la vita, nonostante i
tradimenti, nonostante le delusioni.
-D_Come vedi l'Area postFascista
oggi, dopo il crollo su scala nazionale?
-R_Esistono tante meravigliose
realtà, tante straordinarie energie, manca il coordinamento o almeno il
confronto. Ci si trincera dietro sigle e simboli, ma ci sono dei momenti, quello che stiamo vivendo è uno di questi, nei quali sarebbe importante
ricordarsi che ciò che unisce è più profondo ed importante di ciò che ci
divide. Ci sono troppi personalismi e poco senso comunitario.
-D_Ad Avellino stava per nascere un
progetto unitario, unico in Italia. Cosa vi ha spinto ad unirvi e cosa è
mancato per coronare il sogno di un'alternativa al potere in città?
-R_Abbiamo riunito tutto
l'ambiente intorno ad idee e progetti comuni. E' stata un'esperienza
fantastica e forse anche un monito per i capi nazionali. Vedere insieme i
vecchi Missini ed i giovani militanti della destra radicale fare insieme un
volantinaggio non ha prezzo. Un mondo si è ritrovato, una comunità umana e
politica ha ripreso il cammino. Devo dire che in poche settimane abbiamo
raccolto consensi e riscosso simpatie inaspettate. Quella che era solo
un'aspirazione, stava diventando realtà. Stavamo costruendo una vera alternativa
al sistema. Ma come sempre il potere quando si sente minacciato reagisce
vigliaccamente e così qualcuno ha risvegliato la pseudo fondazione di AN. Certo
essere vittime di fuoco amico fa ancora più male. Anche perché la Fondazione
gestisce un patrimonio che molti di noi, nel loro piccolo, hanno contribuito a
creare e lo fa con le modalità che vengono ben descritte negli scoop
giornalistici e nelle inchieste giudiziarie delle ultime ore. Ma certo quello
che abbiamo messo in moto, non si è fermato con l'esclusione dalla competizione
elettorale. Infatti, stiamo costituendo un'associazione che possa essere punto
di riferimento ed ultimo baluardo sul territorio di una determinata concezione
della politica.
-D_Quali sono i valori etici che
caratterizzano la tua militanza?
-R_Quando ho cominciato a fare
politica sognavo la rivoluzione. Con il passare degli anni ho compreso che la
rivoluzione passa anche dal ripulire un'aiuola per restituirla alla comunità. Quindi, in primo luogo, una dimensione comunitaria della propria esistenza con
particolare attenzione al sociale, l'Amore per la propria Terra e per le
proprie radici, come base su cui costruire il futuro. Il primato dei valori
spirituali su quelli materiali e conseguentemente della politica sull'economia.
-D_ C'è gente che vorrebbe
riaccendere la Fiammella di Alleanza Nazionale. Un tuo giudizio su questa
manovra politica ricca di nostalgia e di interessi...
-R_Alleanza Nazionale nacque in un
momento diverso e soprattutto in una situazione diversa. Avevamo un partito
come il Movimento Sociale Italiano radicato sul territorio, uomini di qualità, militanti motivati e
appassionati. Veri servitori di un'idea. Avevamo l'occasione di "spendere" quello che da formiche operose avevamo accumulato fino ad allora. Oggi sul territorio c'è poco o nulla di quel patrimonio, che è stato dissipato da
persone indegne. E' mancato il coraggio di osare, di non cedere al canto delle
sirene del potere. Tutto questo ha prodotto lacerazioni profonde, prima di tutto
fra la base e la classe dirigente. Non basta sedersi ad un tavolo e far
finta che nulla sia successo. Non si crea un partito per fare la scialuppa di
salvataggio a chi ha perso la poltrona. Da tempo sono impegnata per
ricompattare l'ambiente, ma bisogna partire dalle idee. Chi in questi anni ha
commesso errori imperdonabili deve assumersi le proprie responsabilità e farsi da
parte. Ci sono tante energie che possono essere la linfa vitale per una nuova
destra. Le idee vivono se attualizzate, trasmesse agli agli altri con il
confronto e l'impegno politico. Ripartiamo dal territorio, torniamo ad essere
portavoci delle istanze della gente. Dobbiamo avere il coraggio di disegnare
l'Italia e l'Europa che vogliamo e lottare per costruirle. Irriverente di
fronte al potere e solidale con i deboli. Questa la destra che vorrei, una destra
con radici profonde, ma proiettata nel futuro.
-D_ Il Fdg e il dramma dell'Isochimica con l'amianto assassino. Puoi raccontare la storia di questa importante battaglia a difesa
del territorio, che solo in questi mesi è diventata un caso nazionale?
-R_Il MSI, con l'allora consigliere comunale
Quirino Balletta, fu la prima forza politica a dare voce al disagio degli operai
dell'Isochimica. Fummo i primi a denunciare lo scandalo "della fabbrica
dei veleni" e abbiamo continuato a farlo per anni nell'indifferenza
generale. Del resto era un'epoca in cui ad Avellino se avevi la giusta
'protezione politica' potevi permetterti tutto. Ora, purtroppo, la vicenda
Isochimica a causa anche delle numerose morti è alla ribalta delle cronache
nazionali. Solo oggi si sente da più parti parlare di bonifica, con
uno scandaloso ritardo, ma meglio tardi che mai.
-D_Per chiudere uno schiaffo a...
-R_In realtà sono tanti gli schiaffi. Uno a chi resta a guardare ciò che accade intorno a sé, passivamente, affinché
si svegli e comprenda che siamo tutti coinvolti ed il nostro non agire ci rende
complici. Uno schiaffo alle coscienze intorpidite e un altro ancora ai tanti miei
fratelli, affinché aprano gli occhi e la smettano di farsi incantare da
venditori di fumo. Uno schiaffo a chi
ha smarrito la strada o a chi si è fermato lungo il cammino. L'ultimo schiaffo è
per me, per quando mi lascio prendere da delusioni e amarezze e sono tentata di
lasciar perdere. Uno schiaffo per ricordarmi che vale sempre la pena di lottare per
me e soprattutto per i fratelli che ho perso, ma che sono sempre con me nel
mio cuore. Per quelli che ritroverò, per quelli che non ho mai incontrato. Una cosa è certa finché lotterò non sarò sola. Mai.