13.2.15

CulturAlternativa/Fascistelli, l'intervista.


Belli i tempi in cui eravamo Fascistelli?

Nel torpore politico di questo gelido 2015 arriva come un fulmine a ciel sereno una pellicola autoprodotta che punta l’attenzione su una storia di militanza esemplare ed adattabile a tutte le realtà di provincia nella provincia dei primi anni 90. 
Stefano Angelucci Marino, prima con il romanzo e dopo con il film, uscito in questi giorni in anteprima assoluta, riesce a fotografare il punto di vista di un giovane militante dell’ultimo Fronte della Gioventù. Siamo nel 1993 ed inizia la fine per quell’area identitaria, che fino ad allora ha rappresentato un’alternativa al $istema in Italia.
Per le lettrici ed i lettori de Lo Schiaffo 451 abbiamo intervistato Stefano, che interpreta il grottesco Fendente il Fascistone, che diventa Fetente il Politicante. Domenica pubblicheremo la recensione sul film che abbiamo potuto vedere in anteprima. 
Ora gustateVi l’intervista, che rappresenta il primo passo di un percorso culturale dove riflessioni, emozioni e rabbia si mescolano come quella colla usata per tappezzare le mura delle cittadine con i manifesti marchiati a fuoco da una Fiaccola Tricolore, simbolo di una ribellione sterilizzata. I ricordi di una generazione orfana di un mondo differente, polverizzato dalla sete di potere e dalla confusione ideologica, possono essere utili soprattutto oggi, perché molti Uomini in piedi si sono seduti dietro una tastiera e le rovine morali hanno preso il sopravvento nelle piazze. 
La Rivoluzione doveva essere come il vento, non disperdesi nel vento.

d- Come nasce l'idea del film "Fascistelli"?
r- Nasce dal romanzo omonimo, “FASCISTELLI” (Il Cerchio Edizioni) pubblicato nel 2013. Ho scritto il romanzo e mi è venuta voglia di farne un film. Ho proposto la cosa al mio amico Roberto Moretto di Foggia (JRStudio, casa cinematografica) e ci siamo lanciati nell’avventura.

10.2.15

ONORE AI MARTIRI DELLE FOIBE 10 febbraio 2015


Cmc321: Foibe, chi dimentica è complice!

L'appello all'Unione dei Comuni Caudini.

Valle Caudina - La Comunità Militante Caudina 321 ha commemorato gli oltre diecimila italiani trucidati nelle cavità carsiche, più comunemente conosciute come Foibe in occasione del Giorno del Ricordo. Chi dimentica è complice è il messaggio lanciato dagli attivisti caudini con uno striscione aperto in Piazza Trescine a Cervinara. “Ogni 10 febbraio  la Comunità Militante - dichiara il direttivo in una nota - tiene accesa la fiamma del ricordo per un massacro impunito, nascosto dalla storiografia ufficiale fino a qualche anno addietro e che continua a essere dimenticato, incredibilmente, da una larga parte della società civile. La pulizia etnica a danno degli Italiani dell’Istria, di Fiume e delle terre dalmate è una ferita ancora aperta, su cui bisogna porre l’attenzione per raggiungere l’obiettivo di una memoria condivisa, non divisa. Oltre 10 mila italiani vennero infoibati senza pietà e altri 350 mila obbligati a lasciare le proprie case, passate dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale, alla Jugoslavia del maresciallo Tito. Questo è un capitolo disumano della storia italiana e le nuove generazioni devono sapere la verità. Lo Stato commemora i Martiri delle Foibe con la giornata del Ricordo da appena 11 anni ed il nostro dovere resta quello di chiedere giustizia e di superare appunto l’odio ideologico di una guerra civile lontana, ma che macchia ancora le coscienze di molti”. La Cmc321 rende onore ai due infoibati caudini, ossia Giovanbattista Mele, un militare di Cervinara e Angelo Americo Amato, un civile di San Martino Valle Caudina. “Chiediamo al neonato consiglio dell’Unione dei Comuni Caudini, riunitosi per la prima volta proprio ieri a Montesarchio, di portare all’attenzione della popolazione, per il futuro prossimo, questi due martiri caduti in una tragedia nazionale e sepolti nell’oblio. Non ci stancheremo di ripudiare quel concetto che vede in Italia morti di serie A e morti di serie B. Il cordoglio non deve avere colori politici e la vera commemorazione per le Foibe, a nostro avviso, sarà tale solo quando il rispetto per i morti non resterà ingabbiato in un freddo carteggio burocratico tra istituzioni varie. Ricordare significa onorare e chi dimentica – conclude il direttivo della Cmc321 – è complice di quegli assassini accecati dall’odio ideologico, che con fermezza condanniamo".

Il Direttivo



Comunità Militante Caudina 321