Luigi ricorda Francesco.
Nei due mesi a Casal del Marmo ho frequentato anche
Francesco Cecchin.
Se non fosse morto, oggi sarebbe sicuramente un parlamentare
di Alleanza Nazionale.
Me lo immagino così
perché lo ricordo diverso dagli altri,
di buona famiglia, una mentalità più politica, più fine.
Durante il periodo in coma, frequento spesso la sua
famiglia,
mi ricordo bene i genitori e soprattutto la sorella, Maria Carla.
La
madre di fronte al dramma della morte del figlio non aveva la mia sete di
vendetta.
Non voleva vedere alla sbarra i colpevoli a tutti i costi.
Neanche
Maria Carla, che aveva visto con i suoi occhi tutta la scena,
la fuga del
fratello, il volo, il corpo insanguinato, fermo a terra.
Era una ragazza mite, timida, scioccata.
Noi eravamo già induriti dalla vita, dagli scontri, dal
carcere.
Ci siamo rincontrati a distanza di anni.
Maria Carla Cecchin è sempre sorridente,
ma negli occhi
leggi ancora il dramma del fratello.
Il papà di Francesco Cecchin veniva da Nusco in provincia di
Avellino;
con un’aria aristocratica sedeva nella poltrona più bella
del salone,
stringeva i pugni e cercava di non piangere.
Luigi Ciavardini
Tratto da “La Strage di Bologna e il terrorista
sconosciuto – il Caso Ciavardini, Edizioni Bietti, pag.45