Belli i tempi in cui eravamo Fascistelli?
Nel torpore politico di questo
gelido 2015 arriva come un fulmine a ciel sereno una pellicola autoprodotta che
punta l’attenzione su una storia di militanza esemplare ed adattabile a tutte
le realtà di provincia nella provincia
dei primi anni 90.
Stefano Angelucci Marino, prima con il romanzo e dopo con il
film, uscito in questi giorni in anteprima assoluta, riesce a fotografare il
punto di vista di un giovane militante dell’ultimo Fronte della Gioventù. Siamo
nel 1993 ed inizia la fine per quell’area identitaria, che fino ad allora ha
rappresentato un’alternativa al $istema in Italia.
Per le lettrici ed i lettori de
Lo Schiaffo 451 abbiamo intervistato Stefano, che interpreta il grottesco Fendente il Fascistone, che diventa Fetente il Politicante. Domenica pubblicheremo la
recensione sul film che abbiamo potuto vedere in anteprima.
Ora gustateVi l’intervista,
che rappresenta il primo passo di un percorso culturale dove riflessioni, emozioni e rabbia si
mescolano come quella colla usata per tappezzare le mura delle cittadine con i
manifesti marchiati a fuoco da una Fiaccola Tricolore, simbolo di una
ribellione sterilizzata. I ricordi di una generazione orfana di un mondo
differente, polverizzato dalla sete di potere e dalla confusione ideologica,
possono essere utili soprattutto oggi, perché molti Uomini in piedi si sono
seduti dietro una tastiera e le rovine morali hanno preso il sopravvento nelle piazze.
La Rivoluzione
doveva essere come il vento, non disperdesi nel vento.
d- Come nasce l'idea del film
"Fascistelli"?
r- Nasce dal romanzo omonimo,
“FASCISTELLI” (Il Cerchio Edizioni) pubblicato nel 2013. Ho scritto il romanzo
e mi è venuta voglia di farne un film. Ho proposto la cosa al mio amico Roberto
Moretto di Foggia (JRStudio, casa cinematografica) e ci siamo lanciati
nell’avventura.
d- Gli anni 90 sono stati il
punto di partenza per tante piccole comunità, specialmente in provincia.
L'Irpinia e l'Abruzzo sono molto simili in quest'ottica. Il Fronte della
Gioventù doveva essere l'alternativa al marcio e alla fine è stata risucchiato
dalla sete di potere. Come mai a vostro avviso?
r- In realtà va distinta la
storia dei singoli dalla storia delle organizzazioni. Credo a livello generale
che la nascita di Alleanza Nazionale abbia sostanzialmente fatto virare le
parabole giovanili dalla militanza al carrierismo. E da lì...
d- L'obiettivo del film è quello
di mettere a nudo pregi e difetti di quel mondo differente nato sotto la
Fiaccola Tricolore?
r- Direi di sì. Più i difetti dei
pregi, soprattutto i difetti dell’apparato-partito e degli adulti nel partito.
I ragazzi sono le vere vittime di un certo modo di stare a destra...
d- Le grandi produzioni non hanno
ancora fiutato l'interesse verso quegli anni visti e vissuti dai
"neri". C'è il rischio di un effetto Pansa, ossia i rossi che
raccontano le nostre storie per interessi economici o per filtrare la realtà?
r- Sì, il rischio c’è. Anche se
non vedo ancora tutto questo interesse in giro...
d- La colonna sonora scelta, i
270 bis di Marcello De Angelis, è l'esempio musicale di come l'oro ha sconfitto
l'alloro oppure rappresenta una piccola vittoria della musica alternativa di
nicchia?
r- I 270 bis sono stati la
colonna sonora della vita di tanti giovani che sono passati a destra. Questo è
l’unico motivo della presenza di molti brani di Marcello.
d- C'è molta attesa per l'uscita nazionale
di Fascistelli. Come sarà distribuita la pellicola?
r- Produzione indipendente
e...distribuzione indipendente. Non abbiamo scelta.
d- Bomber nero, croce celtica e
anfibi hanno contribuito alla confusione ideologica negli anni 90. Si cercava
la novità accattivante e invece abbiamo scimmiottato una realtà britannica,
lontana anni luce dall'idea nata il 23 marzo 1919. Quanta buona fede c'era
nella base militante e quanta malafede nei quartieri alti, che ideologicamente
si sono piegati al regime del nulla?
r- Io credo nella buona fede solo
dei ragazzi che hanno militato. La loro confusione ideologica comunque stava lì
a testimoniare la cosa più importante, quel sentimento politico di puro
ribellismo che ha caratterizzato generazioni e generazioni a destra.
d- Si potrebbero innescare anche
tavoli culturali dopo la visione del Vostro lavoro, per affrontare il nocciolo
della questione legata al presunto fallimento delle ideologie, soprattutto in
maniera trasversale. Qual è il vostro pensiero in merito, specialmente in
questi giorni dove alcuni figli di nessuno sono stati catapultati sulle prime
pagine dei giornali per lo scandalo a Roma. E' la beffa finale e morale di
quell'area umana e politica?
r- Sono morte le organizzazioni
di massa che veicolavano le ideologie. Ma le ideologie non sono morte. Il
Pensiero Unico per esempio ci guida e governa e il Pensiero Unico è una
ideologia, con tanto di applicazione pratica.
d- In Irpinia abbiamo un nostro
caduto, Francesco Cecchin, sepolto a Nusco, la patria del potere democristiano,
nonché culla del famoso "arco costituzionale" di matrice demitiana.
Il sacrificio dei Cuori neri degli anni 70 ci ha insegnato che l'odio politico
deve essere solo un ricordo del passato e non deve tornare mai più. In poche parole,
Giustizia e non vendetta. Fascistelli che messaggio lancia su queste tragedie,
che hanno caratterizzato la militanza di tanti Fascistelli, specialmente
lontano dalle grandi città?
r- Esattamente questo, Giustizia
e non vendetta. E soprattutto ‘distanza’ dagli anni ‘70.
Ringraziamo Stefano Angelucci Marino e Roberto Moretto per la disponibilità e annunciamo da queste colonne virtuali la possibilità di proiettare a breve la pellicola in questione, che ricordiamo si alimenta con una raccolta fondi dal basso.
Fascistelli merita.
Marciare e non marcire...
Per informazioni: ufficiostampa321@libero.it
Per farsi un'idea: http://www.jrstudio.it/fascistelli/