Terremoto scomodo in Irpinia.
2.142 morti, 4.551 feriti completamente dimenticati.
All’1.08 una scossa colpisce una
vasta area compresa tra l’Alta Irpinia e la zona del Vulture, danneggiando le
province di Avellino, Napoli, Benevento, Foggia, Potenza e Salerno. I centri
abitati più colpiti sono quelli in provincia di Avellino, ossia Lacedonia,
Aquilonia e Villanova e quelli in provincia di Potenza sono Rapolla, Barile,
Rionero, Atella e Melfi, ai piedi del Monte Vulture.
No, care Lettrici e cari Lettori,
non è il tristemente famoso Terremoto in Irpinia del 1980, bensì quello del 23
luglio 1930.
Sì, 84 anni fa la nostra Terra
tremò.
Sangue, distruzione e disperazione.
Sangue, distruzione e disperazione.
Come mai nessuno/a si è ricordato
di questo evento tellurico?
Esistono i Terremoti ondulatori,
sussultori e quelli scomodi.
Quello scomodo, ovviamente è
quello legato all’Epoca Fascista.
L’Italia intera ricorda quello
del 1980, per i 3mila morti, le migliaia di sfollati e la vergognosa
ricostruzione pluridecennale, fatta di truffe, scandali e ladrocini vari.
Senza dimenticare l’epopea disumana delle persone che hanno vissuto anni nei prefabbricati, in amianto.
Senza dimenticare l’epopea disumana delle persone che hanno vissuto anni nei prefabbricati, in amianto.
Il nome dell’Irpinia, nel resto
della Nazione e non solo, è sinonimo di sangue versato, speculazione malavitosa
e sciacallaggio partitico.
Ma quello del 1930? Perché non
viene menzionato? Forse 84 anni sono troppi? Eppure quello di Messina, spesso
ricordato dagli addetti ai lavori, risale addirittura al 1908.
La risposta è amara.
La mistificazione storica è
figlia di questa politica marcia, nata dal Disonore e dall’infamia.
Il Terremoto Fascista non deve essere ricordato, ecco tutto.
Eppure, quella tragedia vide la
nascita operativa della Protezione Civile Nazionale, in base al Regio Decreto
Legge del 9 dicembre 1926 e alle successive norme tecniche applicate il 13
marzo 1927.
Il Governo Fascista guidato dal
Duce Benito Mussolini, ordinò all’allora Ministro dei Lavori Pubblici, tale
Araldo Di Crollalanza, di intervenire immediatamente per il soccorso ai
terremotati e per la ricostruzione delle cittadine sfigurate dal sisma.
Appena scattato l’ordine, partì l’azione
diretta ed efficace dello Stato.
Le norme del 13.3.1927 si legge
un ottimo articolo di Filippo Giannini, prevedevano “la concentrazione di tutte le competenze operative, nei casi di
catastrofe, nel Ministero dei Lavori Pubblici. Il Ministro fece effettuare, nel
giro di pochissime ore, il trasferimento di tutti gli uffici del Genio Civile,
del personale tecnico, nella zona sinistrata, così come era previsto dal piano
di intervento e dalle tabelle di mobilitazione che venivano periodicamente
aggiornate. Secondo le disposizioni di legge, sopra ricordate, nella stazione
di Roma, su un binario morto, era sempre in sosta un treno speciale, completo
di materiale di pronto intervento, munito di apparecchiature per demolizioni e
quant’altro necessario per provvedere alle prime esigenze di soccorso e di
assistenza alle popolazioni sinistrate. Sul treno presero posto il Ministro, i tecnici
e tutto il personale necessario. Destinazione: l’epicentro della catastrofe. Naturalmente,
come era uso in quei tempi, per tutto il periodo della ricostruzione, Araldo Di
Crollalanza non si allontanò mai dalla zona sinistrata, adattandosi a dormire
in una vettura del treno speciale che si spostava, con il relativo ufficio
tecnico da una stazione all’altra per seguire direttamente le opere di
ricostruzione”.
Strane dimenticanze.
Furono costruite 3.746 case e
riparate 5.190 abitazioni.
Nacquero le prime case anti-sismiche
in Italia e furono tra le poche a resistere nel 1980.
Il 28 ottobre 1930, anniversario
della Rivoluzione Fascista del 1922, vennero consegnate le prime abitazioni.
Appena 90 giorni dopo la tragedia
l’Irpinia tornava a vivere.
Ci vuole molta viltà per cancellare
questa gloriosa pagina di storia che ha visto il Popolo Irpino e lo Stato
Italiano lavorare con umiltà, fermezza e passione verso la stessa direzione.
Con successo.
La ricostruzione finale? Quella
del 1980 è ancora in corso dopo 34 anni, mentre quella del 1930 finì in
pochissimo tempo. Lo Stato Fascista aveva già debellato la vergognosa piaga
delle baraccopoli di Messina e Reggio Calabria, in ginocchio dal 1908, in
quegli anni ed era in forte crescita su tutti i fronti sociali, conquistando
successi per il bene ed il futuro dell’Italia. La spigolosa storia del clamoroso
Consenso al Governo Mussoliniano, sottaciuta ad arte anch’essa.
Il telegramma inviato da Mussolini
al Ministro Araldo Di Crollalanza, in prima linea a seguire i lavori sul posto,
è emblematico: “Eccellenza Di Crollalanza, lo Stato italiano La ringrazia non
per aver ricostruito in pochi mesi perché era Suo preciso dovere, ma la
ringrazia per aver fatto risparmiare all’erario 500 mila lire”.
Dà fastidio a troppi/e una storia
del genere.
Noi siamo in piedi per NON
DIMENTICARE.
Lo Schiaffo451