Riflessioni Etiche & Analisi Politiche.
A distanza di 22 anni dalla strage di Via D'Amelio cosa resta del sacrificio di Paolo Borsellino, l’Uomo che pagò con la Vita la difesa dell'Italia?
Finì in una bara ricoperta da una Bandiera Tricolore, piena zeppa di rabbia, sangue e dolore. Noi non dimentichiamo la reazione del Popolo ai funerali, non di Stato, quando inferocito urlava: "Fuori la Mafia dallo Stato".
Finì in una bara ricoperta da una Bandiera Tricolore, piena zeppa di rabbia, sangue e dolore. Noi non dimentichiamo la reazione del Popolo ai funerali, non di Stato, quando inferocito urlava: "Fuori la Mafia dallo Stato".
Il Popolo ora l'ha commemorato in tutta Italia e Lo Schiaffo451 approfondisce un aspetto poco conosciuto del "Giudice di Ferro", nonostante centinaia di libri e chilometri di pellicola.
Paolo Borsellino è un Martire per la Patria e si schierò dalla
parte dei Vinti.
Un Uomo coraggioso e consapevole della propria condanna a morte.
Lottò fino all’ultimo con Onore.
Lo studio e l'analisi della sua tragica storia sono essenziali.
Lo studio e l'analisi della sua tragica storia sono essenziali.
Antonino Caponnetto affermò quanto segue, per essere
chiari: « Un giudice vero fa quello che ha fatto Borsellino, uno che si trova
solo occasionalmente a fare quel mestiere e non ha la vocazione può scappare,
chiedere un trasferimento se ne ha il tempo e se gli viene concesso.
Borsellino, invece, era di un'altra tempra, andò incontro alla morte con una
serenità e una lucidità incredibili».
La Bella morte del Combattente.
Ripercorriamo le tappe della sua lotta.
Paolo tra i banchi del Liceo Classico "Giovanni Meli" di Palermo dirigeva
il giornale studentesco "Agorà" e le sue simpatie politiche iniziavano
ad emergere e a modellarsi. La sua scelta fu coerente con lo spirito che incarnava il Fascismo, a nostro avviso. La dura offensiva dello Stato contro le cosche malavitose iniziò nel Ventennio e Paolo la continuò, fino al punto di essere dilaniato, con la sua scorta, dall'infame carica di tritolo, che seminò la morte e disperazione tra il rumore assordante delle sirene e degli allarmi antifurto impazziti.
Quindi, la
sua non fu un’adesione casuale al Movimento, come certa informazione di regime
vuole far credere.
Basti pensare che il magistrato
Cesare Terranova si trovò in aula un giovane Paolo Borsellino, a causa di un classico scontro tra studenti Rossi e Neri.
Ingiustamente indagato, venne assolto per estraneità ai fatti.
Paolo
si schierò nel 1959 con F.U.A.N., il Fronte Universitario d'Azione Nazionale, organizzazione erede dei Gruppi Universitari Fascisti, GUF. La famosa ala movimentista giovanile che conviveva,
spesso difficilmente, con gli pseudo-fascisti-filo-americani in doppio petto di Arturo Michelini,
capo del Msi dal 1954 al 1969. Colui che cedette il posto all'Onorevole Giorgio Almirante.
La militanza e le qualità morali del giovane Paolo gli permisero di entrare
nell'esecutivo provinciale della calda Federazione palermitana.
Anni
di lotta, anni difficili, con una guerra persa ancora troppo vicina e un ‘68
troppo lontano.
Borsellino si distinse per il suo impegno e la Comunità territoriale coronò
i suoi sforzi con la brillante elezione come rappresentante studentesco nella
lista del FUAN "Fanalino" di Palermo.
Poco dopo, nel 1963, divenne il
più giovane Magistrato d’Italia.
Paolo,
Onore e Vanto di un’area politica che sorgeva dalla ceneri della Repubblica
Sociale Italiana e continuava ad esprimere dissenso verso lo $fascismo di quei
giorni.
Da
allora la “militanza” di Paolo ebbe la sua naturale evoluzione nella Magistratura, a difesa del nobile concetto di IVSTITIA.
Paolo,
incarnava gli Ideali la Giustizia, gli stessi che spinsero Benito Mussolini in Sicilia ad affrontare con veemenza la Mafia, affidando l'offensiva al Prefetto di Ferro, Cesare
Mori.
L’ultima azione, quasi rimossa dalla memoria collettiva, del "Camerata Paolo" fu l’incredibile
partecipazione alla Festa Nazionale del Fronte della Gioventù, a Siracusa, nel settembre 1990. Solo due anni prima della Strage.
Giudicate Voi, dalle sue parole: «Potrei anche morire da un momento all'altro,
ma morirò sereno pensando che resteranno giovani come Voi a difendere le idee
in cui credono: ecco, in quel caso non sarò morto invano».
Su quel tavolo c’era
il futuro Onorevole e Sindaco di Roma Gianni Alemanno, capo duro & puro,
del Fronte della Gioventù. Paolo affermò senza mezzi termini, ai
tanti giovani presenti, che nonostante tutto si può combattere e morire per un
Ideale sacro come la Patria.
Lui combatteva per uno Stato Etico a difesa dei Cittadini,
gli stessi che oggi si riversano nelle Piazze uniti nel ricordo, senza dar peso al ronzio
delle onnipresenti polemiche sterili e banali.
Perché
nessuno focalizza l’attenzione sulla composizione organica delle Piazze che onorano ogni
anno la Memoria di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone?
C’è il Rosso dei
Libretti Rossi, il Nero dei Tricolori, i fazzoletti dei partigiani e il colore di tanti giovani Cittadini.
Il diritto alla Giustizia è un dovere per lo Stato.
Tutti/e
uniti/e nel suo ricordo, nonostante le ataviche divergenze di pensiero.
Il
messaggio di Paolo è trasversale e continua dar fastidio al $istema, anche dopo
la morte.
Giuseppe
Tricoli, parlamentare del Movimento Sociale Italiano ci trasmette una
testimonianza unica, che dovrebbe spingere tutti/e a riflettere:
«Ricordo con emozione quel giorno a
Siracusa, durante la Festa Nazionale del Fronte della Gioventù nel 1990, quando
conobbi personalmente Paolo Borsellino. Lui non aveva mai nascosto le sue idee
e trascorsi politici, ma partecipare ad una festa del FdG all'epoca non era
facile. Lui andò oltre e dichiarò espressamente alla fine del suo discorso: Sono
uno di Voi».
Quel
Voi pesa sulle coscienze nere di molti dirigenti, del Msi prima e di Alleanza Nazionale poi.
Quel
Voi, però, era diretto ai Militanti del Popolo Italiano onesto, produttivo e
alternativo al marcio.
Paolo
sapeva di dover pagare con la vita e non ha mollato e non ha tradito, a differenza di altri.
In venti anni di errori, "i colonnelli traditori" hanno spento definitivamente la Fiaccola e/o la Fiamma, lasciando un vuoto, soprattutto etico, sul panorama nazionale.
Complotti,
strategie, trame nere e tarantelle varie.
Disperdere anni
di Lotta e di Passione, fino al punto di arrivare a pagare i figuranti per gremire
le piazze, resta un'impresa ardua.
E' andata così, mettiamoci una croce sopra. Anche quella di San Patrizio va bene.
La potenziale alternativa
al Sistema fagocitata dal Sistema stesso.
Chi
ha perso la Vita e chi la faccia.
Il
Sud sarà la tomba del Sistema?
Il
$istema sarà la tomba del Sud, se non incarneremo il Mito.
Grazie, Paolo.
Lo Schiaffo 451